WWF parte civile contro lo sparatore dell’orsa
L’orsa Amarena è stata uccisa ieri sera a fucilate da un uomo alla periferia di San Benedetto dei Marsi, fuori dal Parco e dall’Area Contigua. La Procura di Avezzano, pm Maurizio Maria Cerrato, ha aperto un fascicolo nei confronti del 56 enne che ha ucciso ieri notte l’orsa Amarena a colpi di fucile, per il reato 544bis del codice penale, ossia chiunque procuri per crudeltà o senza necessità la morte di animali: l’uomo rischia dai 4 mesi ai 2 anni di reclusione. Nel frattempo si apprende che l’uccisore era legittimato alla detenzione di armi da fuoco. I carabinieri della stazione del Comune di San Benedetto dei Marsi, hanno sequestrato tutte le armi dell’uomo ed il bossolo esploso. L’uomo si è difeso dicendo di aver “sparato per paura ma non volevo uccidere, l’ho trovata dentro la mia proprietà è stato un atto impulsivo, istintivo” ha detto.
Una notizia terribile e un evento che rischiano di vanificare gli sforzi per la conservazione dell’orso bruno marsicano, il plantigrado più raro d’Europa. Luciano Di Tizio, Presidente WWF Italia: Ci costituiremo parte civile, ma il responsabile rischia di cavarsela con poco. Occorre una risposta forte da parte di tutti”
Il WWF lancia un appello per una iniziativa a favore degli orsi e della natura la prossima settimana. La notizia dell’uccisione di Amarena, orsa diventata suo malgrado prima star dei social e oggi simbolo della violenza insensata con cui qualcuno si rapporta alla natura, rappresenta un duro colpo per le speranze di sopravvivenza dell’orso in Appennino. Amarena, una femmina di orso marsicano conosciuta dalle popolazioni locali e dal grande pubblico per le sue visite nei centri abitati in Abruzzo e oggetto di curiosità fin dal 2020 quando più volte fu avvistata con i suoi quattro cuccioli, è stata uccisa questa notte nei pressi di San Benedetto dei Marsi (AQ) da un colpo di arma da fuoco. L’uomo che ha sparato è stato già identificato dalle guardie del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e dai Carabinieri.
Quest’estate Amarena era stata avvistata e ripresa con due cuccioli dell’anno, ad oggi non ancora autosufficienti e il cui destino è dunque a forte rischio (i cuccioli di orso restano generalmente circa un anno e mezzo con la madre). Per questo il Parco si è già attivato per la loro ricerca ma non sarà facile ottenere risultati.
Le leggi inadeguate contro i crimini di natura
Oggi ad essere uccisa da un colpo di fucile e dall’ignoranza è una delle femmine di orso più prolifiche della storia recente della residua popolazione di orso marsicano. Un’orsa confidente, ma del tutto pacifica, Amarena era entrata nell’immaginario collettivo ed era divenuta orgoglio di una terra che ha nell’orso un simbolo della sua natura e della ricchezza del suo territorio.
È necessario che le indagini di magistratura e forze dell’ordine accertino rapidamente come si sono svolti i fatti. Nel nostro Paese, purtroppo, le leggi non sono idonee a punire in maniera adeguata i responsabili di gesti tanto efferati, e anche quelle esistenti non vengono quasi mai applicate rigorosamente. È tempo di adeguare l’efficacia del sistema sanzionatorio e di investire sulla vigilanza del territorio in funzione preventiva e repressiva. Il WWF che sta lavorando con forza per la conservazione di questa popolazione unica al mondo, attraverso la campagna Orso 2×50, la sua Oasi delle Gole del Sagittario ad Anversa degli Abruzzi e il Progetto Life Arcprom, intende costituirsi parte civile.
I danni della disinformazione
“Questo drammatico atto di bracconaggio è anche conseguenza di un’azione sistematica di disinformazione che riguarda la convivenza tra uomo e grandi carnivori e più in generale tra uomo e natura” dichiara Luciano Di Tizio, Presidente del WWF Italia che aggiunge: “Siamo di fronte ad un’operazione che sta entrando sempre più spesso nell’arena della propaganda politica, con tutte le distorsioni che ne conseguono. Oltre a quelle dell’autore di questo atto è dunque necessario individuare anche le responsabilità di chi, quotidianamente, in settori del mondo politico, venatorio e agricolo, alimenta irresponsabilmente e strumentalmente sentimenti di paura e giustifica o istiga all’uso del fucile come unica soluzione. Dobbiamo reagire a tutto questo e lanciamo un appello affinché tutti gli amanti della natura e della convivenza tra attività umane e fauna selvatica si diano appuntamento già la prossima settimana nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise per ribadire la necessità di tutelare il nostro straordinario patrimonio di biodiversità”.
L’Italia, ce lo dicono i tanti sondaggi, le manifestazioni e anche le comunicazioni che riceviamo ogni giorno, è un Paese ricco di persone che credono nell’importanza e nella bellezza della natura. È necessaria un’azione forte per rilanciare il messaggio di tutela del nostro territorio e dei suoi abitanti, umani e non, i cui destini sono legati in modo imprescindibile, come ormai ampiamente dimostrato. E questa è una specifica responsabilità non solo delle associazioni ambientaliste ma in primis dello Stato.