PARCO D’ABRUZZO, A PROPOSITO DEI DANNI ALLA FAUNA
Puntale, come ogni anno, torna la campagna estiva contro il Parco, prendendo a spunto il presunto mancato pagamento dei danni fauna, particolarmente dei lupi e degli orsi, da parte del Parco. Viene così periodicamente presentato con “proteste”, da parte di qualche allevatore, un quadro del tutto infedele e falso della situazione. Nel caso specifico, pur comprendendo, ovviamente, le difficoltà e le rivendicazioni dell’allevatore interessato, non si può non ricordare ancora una volta quanto l’Ente Parco sta facendo per risolvere al meglio l’annoso e delicato problema dei danni della fauna protetta. Innanzitutto è stato elaborato e approvato un nuovo regolamento, d’intesa con gli stessi allevatori locali. Regolamento che prevede, tra le altre cose, i tempi massimi di risarcimento che il Parco non raggiunge mai, provvedendo ai pagamenti sempre in tempi più brevi-, nuove e più adeguate tariffe, anche in relazione ai capi di bestiame che risultano regolarmente iscritti negli appositi registri. Nel regolamento è previsto che i capi iscritti in registri genealogici vengano indennizzati sulla base delle quotazioni dell’ISMEA. E questo viene fatto normalmente, quando le condizioni esistono. Non esistendo l‘iscrizione, naturalmente, vengono applicate le tariffe di regolamento concordate che, per alcuni capi domestici, ad esempio ovini, risultano persino superiori ai prezzi di mercato, tanto da compensare, giustamente, anche parte del mancato prodotto dell’ovino. In tante altre circostanze questo si verifica pure per i bovini, anche se, obiettivamente, per questi le valutazioni di mercato risultano più complesse. In generale, occorre precisare che da parte degli allevatori c’è soddisfazione: anche se critiche, spesso costruttive e bene accette, non mancano. Eventuali ulteriori miglioramenti al regolamento e alle procedure di accertamento saranno possibili verificando con gli stessi allevatori l’andamento di quest’anno. Non si può però fare a meno, nella circostanza, di evidenziare un problema che sta diventando sempre più grave e delicato, per la stessa gestione del Parco e per la sua tutela. Il pascolo è una attività tradizionale che va difesa e sostenuta, nello spirito della compatibilità e della piena collaborazione con gli operatori; ma il Parco non potrà reggere a un impatto del pascolo disordinato e pesantissimo come quello che si sta verificando, se non tutte le amministrazioni interessate se ne faranno carico, a cominciare dai comuni proprietari dei territori. Occorre senz’altro fare il punto della situazione e l’Ente si farà carico, dopo l’estate, di promuovere gli opportuni incontri. Non è infatti difficile constatare come il territorio del Parco è sempre più aggredito e accerchiato da migliaia di capi di bestiame di grossa taglia (bovini ed equini) provenienti da luoghi e regioni anche lontani, che nulla hanno a che vedere con l’allevamento locale, principalmente tradizionale e ovino. Questo comporta, tra l’altro, gravi danni ai pascoli montani e, di conseguenza, danni anche agli allevatori del territorio che presiedono ai propri allevamenti e li custodiscono normalmente. L’allevamento brado e incontrollato determina situazioni di degrado e di difficile gestione anche degli stessi animali domestici ai fini della prevenzione dei danni. In questa situazione, ad esempio, anche la “mortalità infantile” (spesso per mancata assistenza al parto) risulta molto più elevata che negli allevamenti organizzati. E questa possibile mortalità non può essere addebitata a lupi e orsi… In questa complessa situazione il Parco sta letteralmente facendo “salti mortali” per adempiere alle proprie funzioni, considerando le normative di legge e l’utilizzo di fondi pubblici. I sopralluoghi da parte dei servizi veterinari e sorveglianza vengono fatti con tempestività, serietà e scrupolosità esaminando dettagliatamente i resti degli animali predati, le aree circostanti alla ricerca di segni di presenza dei predatori, gli indizi comprensibili della causa del danno. Qualche volta, non rilevando sufficienti indizi e prove, il danno non può essere riconosciuto, proprio perché ci sono molte probabilità che la morte dell’animale debba essere ascritta a cause diverse dalla predazione. Ci possono essere degli errori di valutazione ma, in tali casi, si possono correggere e questo in genere avviene regolarmente. Alcune altre opportune precisazioni, anche in relazione alle notizie di questi giorni: l’allevatore interessato opera in comune esterno al Parco e in parte in zona di protezione esterna. In nessun Parco italiano vengono indennizzati da parte dell’Ente Parco danni fuori dai confini del proprio territorio. Il risarcimento di questi danni è di competenza delle regioni. In questo caso la competenza sarebbe della Regione Abruzzo e delle altre due regioni per i loro territori di area contigua. Il Parco, consapevole della importanza della migliore tutela delle preziosissime specie animali che vivono anche al di fuori del territorio protetto si è sempre fatto carico direttamente di questi risarcimenti. Negli ultimi tempi ha anche migliorato il “meccanisco” di accertamento e di pagamento, adeguando tempi e tariffe. Questo avviene anche per l’allevatore che in questi giorni sta sollevando così clamorosamente la questione, verso il quale ovviamente il Parco è pienamente disponibile come verso tutti gli altri: ma la disponibilità e la correttezza, ad ogni livello, devono essere reciproche. Al Signor Giuseppe Tatangelo, i danni verificati e riconosciuti vengono regolarmente e sollecitamente liquidati. Purtroppo, gli indennizzi proposti vengono rifiutati. A questo punto ci sarebbe ancora da parlare di cani randagi e rinselvatichiti, pericolosi anche per le persone e dei quali nessuno sembra preoccuparsi; e ancora, di nuovo, dell’interesse vero degli allevatori e degli agricoltori locali a una sana e onesta collaborazione con il Parco, per migliorare il valore aggiunto di cui possono godere i loro prodotti.Con l’occasione un sentito ringraziamento va ai molti, allevatori, agricoltori e cittadini che hanno voluto spontaneamente far giungere all’Ente segni di condivisione e solidarietà per quanto il Parco sta facendo, seppure in situazioni difficilissime, in questo settore e in generale a favore della comunità e della economia locali.Comunicato Stampa P.N. d’Abruzzo n. 54/2009