Interviene sulla problematica concessione petrolifera Val d’Agri l’associazione Libera: “la Concessione di coltivazione idrocarburi “Val d’Agri”, necessaria per continuare ad estrarre petrolio in Basilicata, scade il 26 ottobre 2019. L’Eni e la Shell già da due anni hanno fatto richiesta di rinnovo e l’area di interesse della concessione ha un’estensione di 660,15 chilometri quadrati, include 19 Comuni e si ritrova al centro di una nuova contrattazione tra il Governo centrale e quello regionale. Considerato che: Eni e Shell estraggono attualmente più di 80 mila barili al giorno sui 104 mila autorizzati nel 1998.
Uno studio della compagnia petrolifera – continua Libera – descrive il giacimento come il più grande d’Europa in terraferma, con 24 pozzi attivi su 39, tutti potenzialmente produttivi.
L’area di interesse della concessione ricade – scrive Libera – nel centro del perimetro del Parco Nazionale Appennino Lucano Val d’Agri-Lagonegrese all’interno del quale insistono cento chilometri di condotte interrate e un centro olio, ubicato a Viggiano. In Basilicata, si è compiuto, di fatto, un autentico scempio dell’ambiente che ha interessato l’aria (inquinamento dagli impianti di desolfurizzazione petrolifera, stoccaggio e estrazione, inceneritori, cementifici, ferriere), il suolo (fanghi delle lavorazioni petrolifere, incidenti delle estrazioni, interramento rifiuti, acidificazione della Val d’Agri) e l’acqua, la vera ricchezza di cui dispone la regione, fonte di vita non solo per i suoi abitanti ma anche per alcuni milioni di cittadini di Puglia, Campania meridionale e Calabria settentrionale, che dipendono dai suoi bacini idrici.
L’esposizione agli idrocarburi ha prodotto seri effetti sulla salute delle donne, degli uomini e sull’intero ecosistema – scrive Llibera – secondo le aziende coinvolte nel progetto le estrazioni continueranno ancora per mezzo secolo. Libera pertanto “chiede che la concessione di coltivazione idrocarburi “Val d’Agri”, necessaria per continuare ad estrarre petrolio in Basilicata, non venga rinnovata e che venga cancellato il meccanismo delle proroghe automatiche, che si promuova senza indugio la programmazione delle tappe concrete di uscita dell’Italia dal fossile e che gli investimenti annunciati per l’avvio della transizione energetica partano proprio da qui, dalla Basilicata”.