Le foreste vetuste in Italia, scrigni di biodiversità
Le foreste vetuste sono ecosistemi ad elevata diversità biologica, derivante dal basso grado di disturbo e dalla presenza di numerosi microhabitat: cavità degli alberi, legno morto, margini, radure, ecc. Questa caratteristica, tuttavia, è solo una tra quelle utilizzate a livello internazionale per definire la vetustà delle formazioni boschive.
Lo sviluppo in una foresta indisturbata è stato descritto secondo un ciclo che include fasi di rinnovazione, sviluppo, maturità e senescenza, in cui il grado più elevato di diversità biologica e di eterogeneità strutturale si raggiunge nell’ultima fase. All’interno di una foresta la dinamica naturale prevede che queste fasi siano tutte presenti contemporaneamente, formando un mosaico che si diversifica continuamente a seguito dei processi di rigenerazione.
Le attività dell’uomo hanno un notevole impatto sulla diversità biologica di numerosi gruppi tassonomici (piante vascolari, licheni, briofite, funghi, invertebrati, uccelli). Le foreste vetuste, pertanto, sono molto importanti come modelli di riferimento per valutare l’impatto nei confronti degli ecosistemi forestali. Solo sulla base di tale conoscenza è possibile una gestione sostenibile del bosco, che integri funzioni ecologiche, sociali ed economiche.
In Italia il bosco è stato in passato eliminato su vaste superfici per far spazio a coltivi e praterie e le comunità forestali sopravvissute sono state sempre utilizzate dall’uomo per ricavarne legname da opera e, in misura prevalente in Appennino, per la produzione di legna da ardere e carbonella. Attualmente, quindi, i boschi presenti sul territorio sono ben lontani da una condizione naturale, risultando caratterizzati da una drastica semplificazione strutturale e funzionale. Soltanto negli ultimi decenni, a seguito del declino dell’economia montana e, contemporaneamente, dell’affermazione di una moderna gestione forestale in senso naturalistico, si assiste ad un recupero spontaneo del bosco, sia in termini di aumento delle superfici boscate (a seguito della colonizzazione da parte della vegetazione legnosa di superfici non più utilizzate), sia di un miglioramento strutturale e funzionale degli ecosistemi forestali. [Leggi sul sito dell’Associazione CONALPA]