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La tutela della natura non è facoltativa

logo394Giungono notizie poco rassicuranti sui contributi ai parchi nazionali per il 2011. La vicenda è nota. La legge n. 122 del 30 luglio di conversione del decreto 78/2010 ( la manovra dell’estate scorsa)  ha previsto il taglio del 50% dei trasferimenti dai ministeri vigilanti agli enti vigilati rispetto ai contributi dell’anno 2009. E’ il caso dei parchi nazionali italiani, vigilati dal Ministero dell’Ambiente: stiamo parlando di 27 milioni di euro sui 54 ritenuti appena sufficienti a garantire il minimo perseguimento delle finalità della legge 394/91. La legge prevede un taglio diffuso, non specifico per le aree protette nazionali.  Dal mese di luglio, le componenti del mondo dei parchi, le associazioni ambientaliste e quelle culturali che hanno a cuore la tutela ambientale e paesaggistica italiana, hanno più volte sollecitato una soluzione. Più volte le istituzioni hanno rassicurato che si è trattato di un errore, che i finanziamenti ai parchi godono in Parlamento di una forte volontà bipartisan. La stessa ministra, on. Stefania Prestigiacomo, nel corso di un incontro pubblico a Roma il 9 novembre scorso, ha tranquillizzato i parchi, spostando l’attenzione non tanto sul recupero del taglio per il 2011, rassicurando in merito i presenti, quanto sulle prospettive future. Ma sappiamo che sulla legge di stabilità, e quindi anche in questa vicenda, ha un ruolo determinante il ministero dell’Economia. Ancora oggi, dopo il passaggio alla Camera della legge di stabilità, domina la più grande incertezza e confusione. Dalla lettura delle oscure tabelle del provvedimento  emerge la mancanza di certezza sulla disponibilità di ancora 12 milioni di euro rispetto al 2009, oltre il 20% in meno! E comunque pare che vengano garantite solo le spese che possiamo classificare come obbligatorie. Chissà se il Ministro Tremonti ritiene che la tutela dell’ambiente possa essere facoltativa e se rammenta quali impegni il nostro Paese ha assunto non solo al vertice sulla biodiversità di Nagoya, ma anche prima, con la convenzione sulla diversità biologica e con la strategia nazionale per la biodiversità, peraltro recentissima!  Abbiamo già chiesto, e lo ribadiamo con forza, un momento di chiarimento con il governo e il mondo politico sul futuro dei parchi italiani. Questo è indispensabile per capire se vi sarà certezza di poter adempiere ai tanti ruoli delle aree protette. Ribadiamo, non ruoli idealistici o generici, ma ruoli concreti e previsti dalla Legge. Con una certezza: già oggi i parchi italiani agiscono con alta resa. I fondi trasferiti dallo Stato e dalle Regioni sono minimi rispetto a quanto restituito in termini di apporto concreto all’economia nazionale, di tutela di beni primari come aria e acqua, di contributo alla legalità, di governo attento del territorio.  Noi non agiamo astrattamente in un mondo naturale immaginario da cartone animato disneyano, sia chiaro: agiamo consapevolmente e concretamente. Dalla conservazione creiamo sviluppo.  Con la tutela facciamo risparmiare. Un solo esempio: con la tutela degli equilibri idrogeologici, del territorio e del paesaggio, mettiamo in atto azioni preventive che fanno già oggi risparmiare allo Stato centinaia milioni di euro per interventi post catastrofi o alluvioni. Non ci bastano i soldi per pagare il personale e le bollette: non sono queste le spese obbligatorie. Non vogliamo essere autoreferenziali o perdere l’efficacia della nostra azione quotidiana. Non vogliamo che il nostro lavoro serva solo a mantenerci in vita.  Vogliamo fermamente svolgere le nostre funzioni, previste dalla legge nell’interesse nazionale, sancito costituzionalmente  per la tutela di beni comuni. Ed è proprio l’interesse nazionale che esce sconfitto da questa vicenda, comunque vada a finire.
22 11  2010 www.associazione394.it

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