La OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista) con una lettera aperta indirizzata all’ENI, in riferimento ai nuovi sequestri operati dall’Autorità Giudiziaria nelle località bosco Autiero e Acqua dell’Abete – situati nel territorio di Calvello – chiede di conoscere se in dette località l’inquinamento prodotto derivi dalle attività petrolifere condotte dalla compagnia petrolifera. La OLA evidenzia come, nel territorio in questione, situato in montagna e con altitudini intorno ai 1.000 slm, le uniche attività presenti siano quelle petrolifere dell’ENI, con la presenza di due pozzi petroliferi denominati Cerro Falcone 2 e Cerro Falcone 1 e tratti di oleodotti facenti parte della dorsale Volturino. Essi insistono rispettivamente a monte delle aree interessate dal sequestro operato dal Corpo Forestale dello Stato agli inizi del mese di agosto.
In caso di risposta affermativa, la OLA chiede di conoscere dall’ENI quali misure abbia intrapreso o intende intraprendere per salvaguardare la salute e l’incolumità delle maestranze e della popolazione oltre che dell’ambiente di dette località che, è bene evidenziare, insistono su corpi idrici tributari del bacino dell’invaso della Camastra e su habitat del parco nazionale dell’Appennino Lucano. In proposito la OLA ha già richiesto una verifica tecnica all’UNMIG per i compiti di polizia mineraria propri di questo ente ed al Ministero dell’Ambiente, attraverso l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale). E’ infatti dal novembre 2008, epoca a cui risale il primo sequestro della sorgente Acqua dell’Abete, che la nostra Organizzazione chiede di conoscere invano dall’Arpab e dalla Regione Basilicata la natura e la provenienza delle sostanze inquinanti ivi rinvenute ed oggetto sia del primo sia del secondo sequestro giudiziario. Al sindaco di Calvello, la OLA chiede di adottare una nuova ordinanza di divieto dell’uso dell’acqua e di pratica del pascolo, almeno sino a quando non saranno resi noti tutti gli aspetti di una vicenda doppiamente inquietante sia per la gravità dell’inquinamento situato lungo la direttrice di estrazione petrolifera e dei percorsi degli oleodotti interrati, sia per l’assordante ed incomprensibile silenzio da parte di pubbliche istituzioni ed ENI.