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Ennesimo disastro petrolifero in località Bosco Autiero di Calvello

pozzo-petrolioLa OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista), apprende di un nuovo sequestro di aree inquinate da attività petrolifere. Il Corpo Forestale dello Stato  ha infatti apposto nei giorni scorsi i sigilli a nuove aree inquinate nel territorio di Calvello, situate lungo la strada comunale che dalla sorgente di Acqua Sulfurea della Terra conduce alla contrada Autiero. Anche in questo caso ci troviamo di fronte a strani liquidi che minacciano delicatissime e vulnerabili falde acquifere dovute a vicine installazioni petrolifere ed oleodotti.  In attesa di conoscere l’origine dell’incidente e nel sollecitare gli organi giudiziari ad assicurare alla giustizia i responsabili di questo ennesimo disastro petrolifero che interessa il parco nazionale Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese, la Ola ricorda come questo episodio segue analoghi provvedimenti giudiziari relativi alla sorgente Acqua dell’Abete, sempre in territorio di Calvello, in cui il CFS sequestrò l’area nel mese di novembre 2008 e di analogo inquinamento della sorgente Acqua Sulfurea. Nonostante la Ola abbia ripetutamente richiesto la natura delle sostanze rinvenute nonchè la causa dell’inquinamento determinato dalla presenza di liquidi rossastri ed oleosi probabilmente derivanti dall’attività petrolifere. a  tutt’oggi  non vi è stata alcuna risposta da parte degli enti preposti ai monitoraggi ambientali che palesano il giradisco incantanto “del tutto a posto” in un momento in si tenta di nascondere gli evidenti disastri ambientali con l’espediente delle royalties e lo sconto sulla benzina. “Ci meraviglia invece come la Regione Basilicata non abbia ancora provveduto a nominare il nuovo direttore dell’Arpab, con quello attuale che vede il suo mandato scaduto ormai da tempo” – dichiarano gli esponenti della OLA – “Un ente che non garantisce trasparenza e che perpetua la voluta rinuncia nell’assumere un ruolo di garante  in una regione in cui la presenza delle compagnie petrolifere sembra divenuta il prezzo da pagare ai “sicari dell’economia” che rappresentano gli interessi del governo e delle corporazioni che agiscono in quei Paesi a forte debito pubblico, tra cui l’Italia, anche attraverso l’installazione di insediamenti petroliferi realizzati grazie a governanti complici e compiacenti.

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