Parchi

Comitato Parchi, orso marsicano, la resa dei conti

L’ennesima Orsa trovata morta al Parco d’Abruzzo riapre una ferita lacerante…E pone seri interrogativi, destinati a rimanere, ancora una volta, senza risposta.

Orso brunoPerché non è possibile che in un Parco Nazionale muoiano tanti orsi, senza che siano mai chiarite le vere cause, senza che vengano individuati i responsabili, e con il rischio che tutto cada nel dimenticatoio. Perché il vero numero dei plantigradi deceduti nell’ultimo settennio (il periodo della “nuova gestione”, per intenderci)  non è stato mai rivelato. Perché non è stato mai chiarito l’impiego delle cosiddette “esche olfattive” a suo tempo diffuse per disturbare e deviare ogni orso sopravvissuto. Perché è difficile credere che animali giovani e sani possano morire per cause naturali, ed essere ritrovati per puro caso, come mai avvenuto in precedenza, qua e là all’aperto. Perché non ha avuto senso tener nascoste le informazioni, proclamando verità apodittiche, e sfidando tutti gli osservatori tenuti all’oscuro dei fatti a dimostrare il contrario. Perché è stato ridicolo annunciare massicce operazioni di sorveglianza, promettere taglie milionarie,  assicurare azioni efficienti e immediate, accusare dei delitti persino la criminalità organizzata (che pure non manca davvero), quando i veri colpevoli potrebbero celarsi non lontano, ridendosela alle spalle di tutti. Perchè alcuni orsi sono stati rinvenuti nelle vicinanze dei centri maggiori, e altri persino nelle Riserve Integrali. Perché a segnalarli sono stati spesso, per puro caso e dopo lungo tempo, semplici escursionisti, e non le autorità competenti, i cui operatori hanno oggi raggiunto il numero più elevato dell’intera storia del Parco. Perché chiunque frequenti il territorio lamenta di non incontrare più Guardie in montagna, nei boschi e pascoli di alta quota, o nei luoghi più remoti, mentre altri segnalano soprattutto pattugliamenti di fondovalle con veicoli a motore, tanto che qualcuno giunge a ridicolizzarli definendoli “cantonieri”. Perché intanto il bestiame domestico dilaga dovunque, e qualche allevatore ha anche impiantato, del tutto impunito, cannoni a salve nel cuore del Parco, per spaventare i predatori.
Perché infine sommando i decessi di questo periodo (che coincide anche con la dissoluzione del pattugliamento assiduo in alta montagna,  giorno e notte, secondo precisi itinerari; con il declino del vero ecoturismo responsabile; e con la demotivazione dei veri amici del  Parco; tutti alleati formidabili nel presidio del territorio), si potrebbe raggiungere e persino superare l’esiguo numero dei plantigradi che dal 2002 in poi si affermava restassero ancora in vita. Quanti erano allora? Circa 20, 30 o 40 individui di Orso marsicano nel Parco e nelle Zone limitrofe, affermavano con grande enfasi le autorità competenti: mentre qualche superesperto proclamava: potrebbero essere da uno a cento, non esistono dati. Oggi, dopo anni di ricerche superfinanziate (si parla di milioni di Euro raccolti, ma data la ben nota “massima trasparenza” nessuno sa come questi fondi siano stati spesi) non esiste alcuna vera stima ufficiale, o comunque  attendibile, di questa preziosa popolazione di orsi. Davvero ce ne sono ancora, dopo decine di lutti, se al principio del Terzo Millennio ne erano rimasti così pochi? In altre parole, molta gente si chiede: se all’inizio di questo secolo non sopravviveva che una manciata di orsi, com’è possibile  che ne  siano  morti  poi  una  trentina, e forse  persino di  più ?
Una Guardia del Parco tenta di soccorrere un Orso marsicano morente nei dintorni della Camosciara. (Foto Franco Tassi – Centro Studi Ecologici Appenninici, Settembre 1973)

Su tutto questo occorrerebbe indagare a fondo, per individuare le vere cause della mesta agonia di un animale, che tutti dicono di amare. Senza disturbare il Ministro Brunetta, basterebbe chiedersi quante siano le Guardie del Parco e Forestali davvero operative oltre quota 1.300, lontano dai paesi e dalle strade; come vengano utilizzati i 120 dipendenti dell’Ente, e quanti servizi nei Rifugi di montagna (sul modello di quelli nei Casotti del Gran Paradiso, per intenderci) siano realmente effettuati; e infine, quanti bracconieri di orsi siano stati effettivamente scoperti e perseguiti negli ultimi tempi. Per far comprendere meglio ciò che stiamo dicendo, basterebbe ritrovare la memoria storica smarrita: ecco perché rievochiamo qui uno dei tanti episodi del passato. Ma la cosa più triste è   che questo ennesimo fatto drammatico è passato inosservato a livello nazionale, e solo in ambito locale la notizia è stata diffusa. Ancor prima che gli ultimi plantigradi finiscano eliminati materialmente, lo spirito del grande Orso marsicano rischia di smarrirsi nell’oblìo. [COMITATO PARCHI  –  Comunicato stampa n. 56 /  giugno 2009]                                                                             

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *