CENTRALE DEL MERCURE, E’ NECESSARIA UNA MOBILITAZIONE CONTINUA PER SMANTELLARE L’IMPIANTO
“Grande soddisfazione per il risultato ottenuto”. Questo il commento del capogruppo del PDL del comune di Rotonda Rocco Bruno sulla sospensione disposta dall’Ente Parco Nazionale del Pollino relativa all’autorizzazione per la riapertura della centrale Enel del Mercure. “Un risultato – aggiunge Bruno – importante che consente ai cittadini del Parco di continuare a credere nell’operato e nel futuro dell’Ente di gestione e nel perseguimento delle finalità proprie dell’area protetta. Grazie all’azione delle amministrazioni comunali di Rotonda e Viggianello, all’impegno delle associazioni ambientaliste e di tutti i cittadini della valle si è riusciti a rivendicare il ruolo fondamentale delle comunità e dei territori nella determinazione dei proprio progetti di sviluppo e, soprattutto, nelle misure a difesa e a garanzia della salute e dell’incolumità pubblica. Dopo questo primo risultato la società ENEL dovrà provvedere, in tempi brevi e certi, allo smantellamento del presidio produttivo e alla bonifica dell’area “protetta” dalle infrastrutture e dalle reti di trasmissione energetiche. Infine risulta opportuno e, in tal senso, il gruppo consiliare del PDL al comune di Rotonda ha annunciato il proprio impegno, provvedere ad effettuare una indagine epidemiologica nell’area interessata dal presidio produttivo e dall’ex miniera di lignite al fine di verificare eventuali connessioni tra alcune frequenti e gravi patologie che interessano diffusamente gli abitanti dell’area e presunte presenze nel sottosuolo di materiali tossici e dannosi per la salute dei cittadini”. Il capogruppo Bruno ha concluso dichiarando che “le popolazioni del Mercure possono certamente festeggiare un primo risultato importante al quale, tuttavia, dovrà seguire una mobilitazione continua affinché sul territorio del parco siano impedite in futuro nuovi tentativi di sottrazione delle risorse naturali e ambientali del comprensorio e la realizzazione di attività che, per loro natura, non sono in alcun modo compatibili con la vocazione dell’area protetta, incapaci di generare sviluppo economico ed occupazione duraturi e sostenibili”.