Associazioni, no alla via ferrata nel parco delle Dolomiti Lucane
I fondi europei servono, come la tela di Penelope, prima per tessere e poi disfare, basta cambiare l’angolo di osservazione o meglio, per essere più chiari, servono a prelevare da più forni e spesso gli interventi fanno a cazzotti tra di loro. La vicenda, squallida in vero, della “Via Ferrata” che si vorrebbe finanziare con fondi comunitari nell’ambito del P.O. FESR 2007/2013 per 440 mila Euro ne è l’esempio classico. Già nel 2005 la Regione Basilicata con la DGR n° 1608 escluse l’intervento in quanto sussistevano dubbi circa l’eventuale impatto sull’equilibrio faunistico, avifauna particolarmente protetta, della zona. Significa, in poche parole, che i progettisti restarono con la bocca asciutta ma il progetto era ormai pronto e bisognava riprovarci.
Lo si fa con i P.O. FESR 2007/2013 per l’importo che abbiamo detto e malgrado vi siano stati appositi studi di settore anche questi finanziati dalla Comunità Europea nell’ ambito del Progetto Rete Natura 2000 costato, almeno, 2 milioni e 600 mila Euro. Un progetto, Rete Natura 2000, che quando nel 2009 venne annunziato, come al solito in pompa magna, dell’Assessore all’Ambiente di turno permise di dire che l’Ambiente e la Natura andavano tutelati e per fare questo si sarebbero messi in campo i migliori professionisti e le solite università. E’ da ritenere che venne fuori un lavoro ben fatto tanto è che nel giugno scorso il Presidente De Filippo, l’Assessore Mazzocco e tanta altra bella gente si recarono in pellegrinaggio a Roma per illustrare alla platea il modo con il quale si era mossa la Basilicata e soffermarsi sulla solita melina fatta di conservazione della biodiversità, esigenza di garantire il mantenimento degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari a livello comunitario. In quel contesto si affannarono anche ad illustrare il modello metodologico innovativo avente caratteristiche come la multidisciplinarità, competenza, complessità, pianificazione integrata e partecipazione: quante belle parole! Abbiamo detto che i progettisti della “ Via Ferrata” non potevano restare a bocca asciutta ed allora il discorso sull’intervento si riapre. Di cosa si discute? Di impiantare un percorso turistico estremo che penetra direttamente negli habitat riproduttivi, trofici e lungo i percorsi di sosta e migrazione di un lungo elenco di specie rare o in via di estinzione di uccelli, ovviamente protette, in una area SIC-ZPS identificata a livello europeo come IT9210105 “Dolomiti di Pietrapertosa”- Il nome del paese è già una referenza – tra le varie specie di volatili vi è anche la Cicogna nera che
nidifica nelle coste rocciose delle Dolomiti Lucane, uno dei pochissimi siti, circa una decina, che ospita questa specie a livello nazionale.
Specie rarissima dunque che un Ente Parco, attraverso una oculata e attenta protezione della sua Riserva Integrale e ZPS Zona di Protezione Speciale, dovrebbe a tutti i livelli tutelare nell’interesse della collettività nazionale ed europea. Ci domandiamo: ma questa benedetta Cicogna nera non aveva altro luogo dove scegliere il suo habitat più idoneo che le Dolomiti Lucane e togliere il sonno al sottoprodotto del sottogoverno chiamato ad indirizzare, si fa per dire, le sorti del Parco di Gallipoli Cognato? Nell’ambito del Piano di Gestione del Parco Regionale di Gallipoli Cognato e Piccole Dolomiti Lucane, piano adottato, l’IT9210105 è Riserva Integrale, in parte, e Riserva Generale Orientata di tipo A, per la parte rimanente. Nel primo caso l’accesso è consentito solo per motivi di studio e ricerche, con visite guidate da personale specializzato ed altre norme di indirizzo similari, nell’altro caso i termini di fruibilità naturalistica sono meno restrittivi ma vi è, comunque, identica rigorosità con indirizzi finalizzati al mantenimento dello status quo. Un intervento come la Via Ferrata, data la peculiarità e dei luoghi e la sensibilità degli habitat, risulta oltre che invasivo anche non contemplato.
Ricordiamo, altresì, che la congruenza con il Piano di Gestione è una condizionalità necessaria per godere del beneficio comunitario e che nelle relazioni di valutazioni di impatto ambientale e di incidenza ambientale emergono molte “imprecisioni” proprie di un lavoro affrettato e poco
qualificato. Siccome l’intervento non rientra nel Piano di Gestione, adottato, del Parco appare evidente come non possa essere finanziato dalla UE e bene fece la Giunta regionale che già nel 2005, anche se all’epoca non vi erano norme restrittive come quelle di oggi, ad esprimere parere negativo alla realizzazione dell’intervento.
Già adesso il Ministero dell’Ambiente ha sollecitato gli organi concorrenti a formare la volontà e principalmente la Regione Basilicata ad adottare iniziative atte a tutelare le peculiarità naturalistiche del sito. Il Ministero per la Coesione Territoriale verrà interessato per la verificare circa l’appropriatezza della spesa. Non c’è altro da aggiungere, al momento, ed auguriamo un buon e saggio lavoro.
Potenza, 6 dicembre 2012
LE ASSOCIAZIONI FIRMATARIE
ALTURA
CITTA’ PLURALE – Matera
LANIUS
LIPU- Basilicata
MOVIMENTO AZZURRO- MURGE MATERANE
OLA- Organizzazione Lucana Ambientalista