Associazione Italiana Wilderness, orso marsicano, cessano le catture
Può sembrare una buona notizia, quella data dalla Presidenza del Parco, sulla decisione di bloccare le attività di cattura degli Orsi bruni marsicani; catture che sono durate anni e che hanno lasciato molti dubbi sulla loro effettiva utilità ai fini della conservazione della popolazione (e anche qualche strascico mai ben chiarito in merito al fenomeno dell’addomesticamento di sempre nuovi individui e sulla presenza di orsi che vagano per il Parco senza una delle zampe anteriori), se non per un più accurato censimento. Quarant’anni di tentativi di censimento che hanno caratterizzato le ricerche, iniziate dal firmatario del presente comunicato nel 1970 e non ancora concluse. Quarant’anni durante i quali si è passato dagli oltre 100 individui stimati nel 1970 nella zona del Parco e sue ristrette vicinanze, ai circa 50 individui stimati oggi secondo le ultime notizie, e distribuiti in gran parte dell’Appennino centrale. Addirittura, secondo gli studi recenti, oggi sembrerebbe che la sopportabilità ottimale sia di soli 50 orsi nel Parco Nazionale d’Abruzzo e dintorni (dove però ne vivevano oltre 100 quarant’anni fa!). In realtà la situazione è ancora lungi dal permetterci di tirare un respiro di sollievo, in quanto nessuna ripresa di crescita è stata ancora registrata, se non la buona (ma non eccezionale) nascita di 10 piccoli nel 2008 e di 6 nel 2009; il che vorrà dire che di essi diverranno adulti la metà o forse anche meno. Bene hanno fatto le autorità del Parco a porre fine alle inutili e pericolose catture. Il problema è che non si dice come si farà a liberare gli orsi “collarati” dagli ingombranti attrezzi di cui li si è muniti per poterli monitorare nei loro spostamenti. Si dovrebbero catture al più presto per farlo (ora che sono ancora localizzabili), e non già proseguire a seguirli fino all’esaurimento delle batterie come invece si intende fare. Questi orsi saranno destinati portare i collari a vita o i collari sono muniti di congegni che ne consentono il distacco automatico all’esaurirsi della loro funzione? Su questo punto nessuna delucidazione è stata data. Si fermano le catture, ma non le ricerche, per le quali i soldi si trovano sempre, mentre sempre scarseggiano per i provvedimenti concreti. Ora è tempo di agire (da quarant’anni si attende questo momento), e ci auguriamo che le autorità del Parco dietro suggerimento degli studiosi possano finalmente prendere quei provvedimenti ritenuti necessari per far crescere la popolazione. Sperando che riguardino l’incremento delle fonti alimentari “antropiche” (colture e pastorizia a perdere) e di un ancora più severo controllo del turismo, che preveda grandi aree naturali da riservare all’orso (e non già le chiusure con … accesso a pagamento); e le solite richieste di ampliamento del Parco Nazionale solo per poter chiudere alla caccia ancora altri territori, territori che il Parco però non sembra essere altrettanto interessato a salvaguardare dai tanti progetti di centrali eoliche e fotovoltaiche che li stanno minacciando. In fondo gli impegni presi col PATOM dovevano essere volti alla difesa dell’orso bruno e del suo habitat, non solamente allo studio della sua ormai arcinota bio-etologia. [Franco Zunino -Segretario Generale dell’Associazione Italiana Wilderness] Murialdo, 13 Aprile 2010